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Due figure, un ballo. Il Tango

Due figure, un ballo. Il Tango

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Nella coreografia del Tango delle origini si osservano due figure che caratterizzano quella particolare maniera di ballare del compadrito: el corte e la quebrada. Questi elementi derivano dal Candombe, “il ballo dei neri”.

La figura di “el Corte”, detta anche detención, freno, parada, era una pausa che interveniva nel ballo sotto forma di improvvisi “capricci”del compadrito che decideva di fermarsi senza apparente motivo, in una ostentazione di libertà. El Corte era una figura vera e propria mentre negli altri balli da sala generalmente la pausa sanciva solo la fine del ballo stesso. 

Chi assisteva allo svolgersi del ballo si aspettava il corte come segnatempo e passo per indicare che subito sarebbe arrivata un’altra figura, “la quebrada”. Il quebrar riguarda l’ondeggiamento del corpo che caratterizzava il compadrito durante il camminare, ma significa anche portare all’indietro il busto della donna, in una dimostrazione di dominio: è il “caschè”  (che renderà famoso in seguito Rodolfo Valentino).

Questa maniera di ballare era conosciuta, prima di essere chiamata Tango, come “baile con corte a la quebrada“, vale a dire “ballo con tagli e casché”. Quando il Tango è stato standarizzato e inserito all’interno dei balli da sala, queste figure sono state cancellate per le sue connotazione “oscene”.